DAVID DI DONATELLO

L’epopea risorgimentale s’impone ai David di Donatello. Tredici sono le candidature ottenute da Noi credevamo, il film diretto da Mario Martone, nella cinquantacinquesima edizione del più prestigioso premio del cinema italiano (il nostro Oscar). La premiazione è in programma il 6 maggio all’Auditorium della Conciliazione, in differita tv su Rai Uno dalle 23,20 (condurrà Tullio Solenghi). L’Accademia, presieduta da Gianluigi Rondi e formata da 1684 giurati, ha scelto l’affresco storico-patriottico come film trainante di tutta la stagione (sono stati presi in considerazione film usciti tra il 20 marzo 2010 e il 18 marzo 2011), complice anche il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. «Tutte queste candidature sono come un grande abbraccio - dichiara da Stoccolma il regista napoletano - Il film è stato uno straordinario processo collettivo che ha raccolto le energie di tutti coloro che l’hanno realizzato e degli spettatori che, numerosi, l’hanno visto».
E per rendere omaggio al compleanno della nazione, Rondi consegnerà un David speciale al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel corso di un’udienza privata al Quirinale alla vigilia del galà. Martone a parte, la 55a edizione dei David sarà ricordata per l’altissimo numero di commedie candidate ad una o più statuette, e non solo per quelle “tecniche” come nel caso di «Amici miei come tutto ebbe inizio» (5 nominations, tra cui effetti speciali, costumi e trucco). A contendersi i premi più importanti saranno titoli come «Benvenuti al Sud» di Luca Miniero (10 candidature, tra cui miglior film, miglior regista, miglior attore Bisio, migliore attrice Angela Finocchiaro), «Basilicata coast to coast» di e con Rocco Papaleo (8, in gara anche per film, regista esordiente, sceneggiatura, produttore, attrice non protagonista), fino a «Nessuno mi può giudicare» di Massimiliano Bruno (5) e «Immaturi» (3). In mezzo ci sono le 8 nominations di «La nostra vita» di Daniele Luchetti (tra le quali Elio Germano come miglior attore), stesso numero per «Vallanzasca - Gli angeli del male» di Michele Placido con Kim Rossi Stuart (in gara come miglior protagonista) e «20 sigarette» di Aureliano Amadei sulla strage di Nassirya vissuta in soggettiva (con il giovane talento Vinicio Marchioni in lizza per la statuetta).
Dato quanto mai significativo sono i numerosissimi giovani “nominati”. Un esercito di attori, registi, montatori, direttori della fotografia e produttori sotto i quarant’anni, comprensibilmente al settimo cielo, che rappresentano a tutti gli effetti il cambio della guardia e l’avanzata di una nuova generazione al servizio del cinema. «Abbiamo rischiato in prima persona - commentano i produttori di «Basilicata coast to coast», Arturo Paglia e Isabella Cocuzza della Paco Cinematografica - ma eravamo convinti della qualità dell’opera di Rocco Papaleo». «E’ un giorno bellissimo», per Massimiliano Bruno (regista di «Nessuno mi può giudicare») così come per Claudio Cupellini («Una vita tranquilla»), Saverio Costanzo («La solitudine dei numeri primi») e Paola Randi («Into Paradiso»), tutti in corsa per 4 premi. Previsti anche due riconoscimenti alla carriera: al regista Ettore Scola e al produttore Claudio Bonivento, più un terzo realizzato da Bulgari che verrà annunciato nei prossimi giorni. Ma ci sono anche alcuni esclusi eccellenti, due nomi su tutti, rimasti a bocca asciutta. Il caso più sorprendente è probabilmente quello di Toni Servillo, vincitore a mani basse due anni fa con «Il divo» e, quest’anno, completamente ignorato dall’Accademia nonostante avesse in lizza ben quattro titoli: «Noi credevamo», «Una vita tranquilla», «Gorbaciof» e «Il gioiellino». Premiatissimo dal pubblico (oltre 40 milioni di euro per «Che bella giornata») ma snobbato dal suo ambiente anche il produttore Pietro Valsecchi, rimasto fuori dalla cinquina dei migliori produttori nonostante il successo fenomenale del suo tamarro situazionista Checco Zalone.


 
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